Mutuo a Tasso Fisso o Variabile? Analizziamo le differenze:
FISSO | VARIABILE |
Mutuo a tasso Fisso: il tasso non si modifica durante la vita del contratto e la rata resta costante, a prescindere dall’andamento del costo del denaro; risulta vantaggioso se dopo la stipula del contratto si verifica un generalizzato aumento dei tassi, il contrario se invece i tassi diminuiscono. La rata costante consente di gestire in maniera semplificata le scadenze previste per i versamenti periodici, specie se non si prevedono rilevanti variazioni del reddito futuro; l’incidenza della rata sulla capacità di risparmio e la sostenibilità dei rimborsi sono dunque di facile previsione. Per contro il tasso fisso, al momento della stipula del contratto, si pone su livelli più elevati di quello variabile e comporta, nelle fasi iniziali dell’operazione, maggiori oneri per interessi. L’importo della rata può però essere mitigato agendo sulla durata del contratto di mutuo: il tasso fisso si associa a durate più lunghe. Fino a una ventina d'anni fa, nessuno sarebbe riuscito a convincere "il buon padre di famiglia" a stipulare un mutuo a tasso variabile. Poi i tassi sono scesi, è arrivato l'euro che prometteva una maggiore stabilità e, soprattutto, i prezzi delle case sono lievitati in modo insostenibile: di fronte a un mutuo trentennale il tasso variabile è diventato la scelta più appetibile. Finché i tassi restavano fermi, la scelta del variabile sembrava un buon affare: la differenza con il tasso fisso in qualche caso poteva arrivare anche a due punti percentuali. Poi, però, il vento è cambiato: la BCE ha approvato il primo rialzo di 0.25, a cui ne è seguito uno analogo. Ora il mercato attende che i tassi salgano ancora, anche di un punto percentuale nell'arco di un anno. |
Mutuo a tasso Variabile: il tasso di interesse si modifica nel tempo in relazione all’andamento del costo del denaro e la variazione seguirà quella registrata dall’indice cui il tasso stesso è agganciato (il più frequente è l’EURIBOR); se il rimborso è mensile, il tasso variabile avrà un riferimento temporale pari al mese e si aggiornerà con la stessa frequenza. Viene quindi meno la certezza sull’entità delle rate e, al momento dell’accensione, non è possibile conoscere il costo complessivo che l’operazione potrà avere. Il tasso variabile espone al rischio di incrementi della rata in relazione a rincari del costo del denaro; per contro, il tasso variabile - all'atto della stipula - è inferiore al fisso e, a parità di scadenza e di importo erogato, la rata iniziale è inferiore a quella derivante dall’applicazione di un tasso fisso. Il rischio di variazioni del tasso nel tempo può essere mitigato con la riduzione della durata del contratto: il tasso variabile si associa a mutui con scadenze non molto prolungate. Recentemente sono stati introdotti nuovi prodotti. Il mutuo a tasso misto: consente di passare da una rata costante a una variabile durante la vita del contratto, e viceversa; in teoria, consente di gestire in modo dinamico il rischio di tasso; in pratica, seppure fosse vantaggioso passare al variabile in un dato periodo, è poco probabile che sia altrettanto vantaggioso tornare al fisso, che sarà quello corrente, non più quello iniziale; inoltre, tale facoltà non è priva di costi aggiuntivi per oneri bancari, non sempre facilmente individuabili in quanto spesso impliciti nel tasso di interesse applicato. Il mutuo a tasso variabile con rata costante: bilancia la certezza della rata con i (probabili) vantaggi del tasso variabile. Per contro, è impossibile prevedere la scadenza del mutuo, che si avvicinerà in caso di riduzione del tasso ma, in caso contrario, si allontanerà. |
RINEGOZZAZIONE
La rinegoziazione o ri-contrattazione del mutuo è l’operazione con la quale si ridefiniscono, con la stessa banca, le condizioni del contratto di mutuo. Al fine di ridurre la rata può essere modificato:
• il tipo di tasso del mutuo (ad esempio, da variabile a fisso);
• il tasso di interesse (ad esempio, adeguando lo spread, ossia il guadagno della banca, agli spread di mercato);
• la durata del mutuo (ad esempio, riducendo o ampliando la scadenza del mutuo).
La rinegoziazione di un mutuo obbliga dunque il cliente a trovare un accordo con la banca erogatrice del prestito, poiché la decisione non può essere assunta unilateralmente dal cliente, se ciò non è espressamente previsto nei termini del contratto. É, inoltre, necessario valutare attentamente le condizioni in cui il richiedente si verrà a trovare: non sempre una rinegoziazione è appropriata se variano l'età, il tempo residuo di estinzione o lo status finanziario del debitore. I costi e le spese di rinegoziazione sono approssimativamente nulli, poiché non sono applicabili commissioni bancarie o imposte sostitutive; inoltre, se previsto dal mutuo originario, permane la detraibilità fiscale degli interessi passivi. Per quanto riguarda infine le spese notarili, poiché la rinegoziazione di un mutuo avviene con scrittura privata non necessariamente autenticata, l’atto notarile è puramente opzionale. In conclusione, la rinegoziazione può risultare conveniente, ma la banca può rifiutarsi.
SOSTITUZIONE
La sostituzione del mutuo è la procedura con la quale si estingue il vecchio mutuo per accenderne uno nuovo. Obiettivo della sostituzione è accedere a condizioni migliori e quindi ridurre l’importo della rata. In passato potremmo infatti aver stipulato il mutuo originario in condizioni di mercato sfavorevoli e, al momento, potrebbero essere disponibili nuovi prodotti più convenienti (ad esempio, un abbassamento dei tassi di interesse oppure nuove condizioni offerte dalla banca). A differenza della rinegoziazione e della surrogazione, con la sostituzione si accende un mutuo completamente nuovo: è perciò possibile negoziare ex novo la tipologia di tasso (fisso o variabile), il tasso di interesse, l'importo finanziato o la durata del mutuo. La sostituzione del mutuo determina una serie di costi che è bene valutare attentamente per verificarne la convenienza:
• l'eventuale penale di estinzione anticipata;
• i costi bancari per la stipula del nuovo mutuo;
• l'imposta sostitutiva;
• il necessario atto notarile ;
• l'eventuale cancellazione della vecchia ipoteca.
Per quanto invece riguarda la detraibilità fiscale degli interessi passivi, essa permane se prevista dal mutuo originario. In conclusione, sostituire il mutuo può convenire, nonostante i maggiori costi rispetto a una rinegoziazione o una surrogazione, atteso che il risparmio a lungo termine può risultare consistente.
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